cai-sanseverino

Vai ai contenuti

Menu principale:

Val di Castro

Abbazia di San Romualdo


Le abbazie, luoghi di culto e di lavoro, centri della spiritualità e depositi di un immenso patrimonio culturale, sono state nel Medioevo il perno attorno al quale ruotava ogni genere di attività economica, sociale e religiosa. Le Marche ospitano numerosissimi monasteri, molti dei quali oggi sono purtroppo scomparsi, ma la loro memoria è spesso rintracciabile nei toponimi di frazioni, località, contrade (come Badia, Abbadia, Monastero ...). Il territorio di Fabriano, in particolare, è legato alla presenza di S. Silvestro e di S. Romualdo, quest'ultimo fondatore dell'Abbazia a Valdicastro, nella valle situata ad oriente del comune di Fabriano e il cui toponimo deriva da Valle del Castello.
Romualdo nacque a Ravenna intorno al 952 da una nobile famiglia. A venti anni si fece monaco a S. Apollinare in Classe dopo uno scontro sanguinoso in cui era stato coinvolto il suo casato, imponendosi una vita severa di penitenza, preghiera e meditazione.

Per le sue relazioni con le grandi famiglie del tempo, fu spesso chiamato a incombenze non solo ecclesiastiche ma anche politiche. Lui accetta per dovere, ma con l'ansia di tornare via al più presto: la sua vera casa erano gli isolotti del delta padano, le alture degli Appennini e, per qualche tempo, le coste istriane: tutti luoghi meravigliosi per la sua solitudine. Nel 998 tornò in Italia e nel 1001 l'imperatore Ottone III lo nominò abate di S. Apollinare in Classe.

Insofferente del rilassamento disciplinare, dopo un anno Romualdo rifiutò la carica rifugiandosi a Montecassino, dove portò il suo rigore ascetico. Riprese quindi le sue peregrinazioni fondando numerosi piccoli eremi e monasteri, il più importante dei quali fu Camaldoli sull'Appennino casentinese, dove nel 1012 si stabilì facendone il centro della congregazione dei Camaldolesi da lui stesso fondata.

Morì il 19 giugno 1027 in una piccola cella dell'ultimo monastero da lui costituito, quello di Val di Castro nelle Marche. Nel 1480 due monaci di S. Apollinare portarono di nascosto le sue spoglie a Jesi, ma già l'anno seguente esse tornarono nella chiesa camaldolese di S. Biagio a Fabriano. Fu canonizzato appena cinque anni dopo la sua morte e fu dichiarato santo nel 1595 da papa Clemente VIII.

 L'Abbazia di San Salvatore in Valdicastro fu fondata fra il 1005 e il 1009 da S. Romualdo, il quale, nel 1027, vi concluse i suoi giorni. Padrone della valle era a quel tempo il conte Farolfo di Guido, signore di Montemartino e Civitella, il quale donò a Romualdo alcune terre per potervisi ritirare a vita eremitica.

Qui fondò prima un eremo e successivamente un'abbazia, la quale mantenne grande autorità e prestigio sino alla metà del '400, dopo di che ebbe inizio un lento declino. Della costruzione originaria in stile romanico, rimangono oggi soltanto la cripta coperta con tre volte a botte e due capitelli situati nel chiostro. L'attuale costruzione risale al 1262 ed è opera di un maestro Tebaldo, come risulta dalla lunga iscrizione leggibile all'interno della chiesa. Quella che possiamo ammirare oggi è di stile gotico, ha tre campate, tre absidi e sotto la nave traversa è posta la cripta. Le pareti della chiesa conservano ancora numerosi affreschi databili dal XII al XV secolo che raffigurano S. Cristoforo, S. Giovanni Battista e San Romualdo. L'altare è composto di un sarcofago romano del III secolo d.C. il quale, per 400 anni, ha accolto il corpo di S. Romualdo che, il 6 febbraio 1481, fu portato presso la chiesa di San Biagio in Fabriano dove ancora oggi si conservano le spoglie nella cripta sottostante l'altare.

Nel 1427 l'abbazia fu unita al monastero di San Biagio a Fabriano e nel 1652 divenne dipendente del comune di Fabriano. Nel 1810, con la soppressione per legge napoleonica degli Ordini monastici, l'Abbazia fu chiusa e i suoi beni indemaniati, passando poi a proprietà privata, come è tutt'ora. 
Torna ai contenuti | Torna al menu